DELLA CONOSCENZA COME FATTO BUROCRATICO, OVVERO IL DM 4 GIUGNO 2010

Se il 2010 si è concluso in una baraonda generale, il nuovo anno non è iniziato tanto bene per la Scuola italiana. Da oggi, 4 gennaio 2011, entra in vigore il Decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010 riguardante le modalità di svolgimento del test di conoscenza della Lingua italiana da parte degli immigrati di lungo soggiorno. Possiamo ripetere il mantra della grande crisi che ha prodotto tagli lineari, indiscriminati, alla cultura, sui costumi culturali, sulla scuola, sull’università, eccetera… ma in questo scenario di perdite su tutti i fronti se c’è qualcosa che tiene sul piano internazionale è proprio la Lingua italiana. Una delle lingue più studiate al mondo (1), quella di Dante, Galileo… del Melodramma … a dispetto dello sfascio che caratterizza il nostro tempo, continua a vivere di luce propria con una rendita intangibile che è rappresentata da una dimensione storica, culturale, intellettuale.
Nonostante ciò, quasi sei mesi fa, alcuni burocrati ministeriali hanno sfregiato il nostro patrimonio linguistico con un decretuccio che dovrebbe normare il sistema per la valutazione della conoscenza della Lingua italiana da parte degli immigrati di lungo soggiorno. Il predetto decretuccio conferisce ai Centri Territoriali per gli Adulti (d’ora in poi CTP) – che, è utile rammentare, a breve saranno ridimensionati ad uno per ogni provincia – l’onere di attestare la conoscenza di livello A2 in riferimento al quadro comunitario della Lingua italiana da parte degli immigrati a seguito del superamento di un test (strutturato o semistrutturato?). Quest’ultimo, tra l’altro, dovrà servire per valutare sia lo scritto che l’interazione orale. Siamo ormai alla frutta, ahinoi! La mancanza di “politica alta”, purtroppo, lascia spazio a funzionari soverchiatori che, per esempio, quando si trovano di fronte a certe situazioni, pur non avendo competenze e con la presunzione di non voler ricorrere a chi magari le possiede, pensano di trovare una brillante soluzione ricorrendo ad un test di conoscenza della Lingua italiana che si fa come quando si prende la patente per un veicolo – con le crocette tanto per intenderci – e successivamente ne approntano il disposto normativo che diventa poi Legge dello Stato.
E’ insopportabile che la norma attribuisca il monopolio delle certificazioni solo ai CTP, come se nell’ambito del sistema educativo e dell’istruzione, pubblico e privato, o nel terzo settore, non ci fossero altri organi e attori competenti in materia. E’ inaudito, e non qualificante, che i test vengano strutturati sulla base di un sillabo, in maniera autonoma da parte di ciascun CTP, senza monitoraggio costante, senza controlli, senza alcun coordinamento fra tutti i CTP certificatori. E’ davvero grave che venga data la possibilità di svolgere a Trento un test diverso da quello svolto ad Agrigento, ed è altrettanto grave che non siano state previste misure che possano togliere la facoltà di attestare la conoscenza della Lingua italiana ai CTP che dovessero agire male. Inoltre, nelle verifiche “fai da te” che il decretuccio prefigura, l’immigrato non troverà nessuno stimolo per investire con responsabilità nella Lingua italiana. Lo scenario che prospetta questa norma mi sovvien antichi ricordi personali, da extracomunitario elvetico e bilingue, ma aldilà dei ricordi è sommamente probabile che danneggerà i cittadini, tutti.
Giuseppe Simone
(1) L’italiano è una delle prime quattro lingue più studiate al mondo, in alcuni Stati risulta la seconda lingua di studio.


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