Dirò subito che questo articolo, su un avvenimento quasi dimenticato dagli organi di informazione italiani, è uno dei più cari tra quelli che ho scritto, su questo sito, almeno sino ad ora.
La ragione principale è che si tratta della storia di un saccheggio che si sta portando a compimento, di un intruglio di avvenimenti e personaggi di dubbia moralità e poveri di idee, quasi sempre smascherati dal vivo intuito mostrato da un gruppo di cittadini organizzati in comitato. L’altra ragione è che si tratta di un articolo non finito, che spero di non finire mai, aspettando di scoprire un nuovo documento, ma che con molta probabilità si concluderà il 25 agosto prossimo venturo.
Ma veniamo al punctum. C’è che qualsiasi tentativo di saccheggio della “cosa pubblica” in generale provoca in me un vuoto: di irritazione, di diffidenza, di rancore verso tutti gli “sfasciacarrozze di regime”.
Qualche mese fa, a Milano, durante una conferenza, notavo che il direttore di una delle migliori scuole pubbliche statunitensi – per l’esattezza Thomas Jefferson Hight School for science and technology Virginia USA – indicava ad una vasta ed autorevole platea, quali erano le strategie ed i punti di forza del liceo tecnologico da egli diretto: mi colpì, ci colpì, soprattutto l’interesse che i suoi studenti avevano verso i corsi di Latino, di meccanica celeste e di tecnologie satellitari. Fra me e me pensai subito all’inversione delle scelte – di segno opposto – operate dalle ultime disposizioni normative in materia di scuola pubblica in Italia.
Dopo questa esperienza, a mio avviso intelligente e ricca, di confronto e di riflessione, ecco che arriva il bollore estivo che ormai porta con sé il soffocamento di qualsiasi speranza!
In queste ore, purtroppo, apprendo che il governo dei professori – se così si può chiamare – si appresta ad approvare, con sollecitudine di alcune organizzazioni sindacali che invocano il “FATE PRESTO!”, una specie di regolamento per la riorganizzazione dei CPIA, ovvero un definitivo dispositivo per la “tumulazione di quello che rimane della Scuola Serale”, cioè di quello che fu una grande conquista civile. Grazie ad essa moltissimi lavoratori riuscirono e riescono a riscattarsi e ad affermarsi nei loro rispettivi ambiti. Oggi, quel che resta, stando ai fatti ed alla bozza di regolamento presentata dal governo, verrà raccolto in nuovi carrozzoni o teche di vetro (al lettore la libertà di scelta) denominati Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti.
Ora, se la semantica non tradisce, il fatto di ridenominare un sistema scolastico chiamato “Scuola Serale”, che ha perfino nell’immaginario collettivo un significato, a “Centro di non so che cosa”, denota sostanzialmente il tentativo, purtroppo riuscito male, di un maquillage, operato da mani e menti esperte nell’educazione degli adulti (sic!), funzionale alla operazione di saccheggio del servizio pubblico manovrato da lobby, parastatali e private, candidate ad assumere un ruolo sempre più strategico nello “sfascio” della scuola pubblica italiana.
A quanto pare, però, questa volta si fa sul serio! Per questo mi vengono in mente i Promessi Sposi quando il sagrestano (alias Profumo), alle invocazioni di don Abbondio (alias Monti), attacca a suonare la campana e a ciascuno dei bravi nascosti in casa di Lucia “parve di sentire in que’ tocchi il suo nome, cognome e soprannome”. Così è successo ai precedenti tocchi della campana a morto della Scuola Serale (non dimentichiamo il Decreto Fioroni): molti funzionari dello Stato e molti funzionari del parastato (cioè di quel fiume sotterraneo che sono i sindacati) si sentirono e si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera di organizzazione a cui sono iscritti.
I primi, agendo senza batter ciglio, operano con la stessa celerità e forma mentis di quei funzionari delle SS dinanzi alle camere a gas. Esprimono nella forma più eloquente la banalità del male, senza rendersi minimamente conto che stanno togliendo ogni speranza agli “ultimi” (1).
I secondi, nella loro disarmante ignoranza, prepotenti e furbi, con le loro nequizie, si sfregano le mani e, ansiosi di ottenere quello che da anni volevano, attendono il morto in religioso silenzio.
A questo punto, vale la pena sottolineare l’effetto che il Comitato Nazionale per la Difesa delle Scuole Serali Pubbliche ha fatto su questi sedicenti signori che parlano in nome dei lavoratori, la sufficienza con cui ne hanno parlato o ne hanno taciuto. Questo è un motivo in più per cui ci tengo a questo scritto.
Ma, tornando al saccheggio delle Scuole Serali pubbliche, come si sa il vuoto in natura non esiste. Se la Scuola Serale pubblica viene deframmentata e riorganizzata in fantomatici CPIA (2), è sommamente probabile che concorreranno, anche a colpi bassi, per aggiudicarsi la concessione del servizio (che continuerà ad essere finanziato dallo Stato), gli enti di formazione professionale ed i centri per il recupero degli anni scolastici.
I primi, gestiti quasi sempre dal parastato, avranno una buona dose di “aria fresca” che permetterà di sistemare una parte del personale in esubero.
I secondi sono dei veri e propri centri del malaffare, dove si va, si paga, non si ottiene nessun servizio ma un semplice CERTIFICATO finale che attesta le qualità di “buono a nulla capace di tutto”!
Dunque, lo scenario che ormai si va sempre più delineando è davvero torbido e tragico, soprattutto se si tiene conto che l’istituzione dei CPIA la si vuol far passare come razionalizzazione della spesa pubblica combinata ad un “discutibile” miglioramento del servizio finora erogato.
Chiunque legga con distacco la bozza di regolamento che il Consiglio dei Ministri approverà il prossimo 25 agosto, potrà farsi un’idea bella o brutta di un servizio pubblico che lo Stato intende riorganizzare ma, da quelle quattro righe raffazzonate, scritte e pensate cinicamente da menti di Arentdiana memoria, non trasparirà mai l’idea di una Scuola, cioè l’idea di un luogo che incoraggia, che rende speranza e vivifica i rapporti perpetui fra discenti e docenti, a prescindere dall’età, all’insegna del “non è mai troppo tardi”.
Intanto, a Bari, il provveditore agli studi, mosso dalla paura, che è tipica di coloro che per interesse e per mestiere difendono le istituzioni, con tanto più furore quanto più sono ingiuste, ha negato a 38 cittadini la possibilità di iscriversi, per il prossimo anno scolastico, alla classe prima serale di uno storico e prestigioso Istituto secondario, almeno per ora.
(1) Forse è il caso di citare il profetico Frankie Hi-nrg: “gli ultimi saranno sempre gli ultimi se i primi sono irraggiungibili.”
(2) negli ultimi anni nella organizzazione e/o riorganizzazione dei servizi pubblici hanno assunto la denominazione di “Centro” tutti quei servizi quasi sempre “falliti” nella loro missione, che nonostante la spesa pubblica, non hanno mai onorato la condizione di uno Stato civile. Si vedano i CIE, i CARA, il Centro Territoriale per l’impiego, il Centro Provinciale di non so che cosa, ecc. assegnati alle Province, Istituzioni che il governo Monti a giorni alterni vuole abolire e poi, stranamente, conserva e rinvigorisce con i nuovi carrozzoni.
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